Jeanne Lanvin: nuvole di charme, umiltà e amore.

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Nata povera, entrata in un atelier di sartoria giovanissima, sarebbe potuta restare una delle tante lavoranti di fine Ottocento, un’operaia dedita ai miasmi malsani delle industrie del tempo oppure persa nella massa grigia delle piccole sartine. Ma le cose per Jeanne prendono via alterne, baciate dalla fortuna, schermandosi di un destino che l’avrebbe certo condannata già da piccolina.

Piccola e sgraziata, Jeanne nasce nel 1863 tra miseria e stenti. A tredici anni è già lavorante presso una modista di Parigi, specializzata in cappelli. Lavoro duro, salario basso, ma la sera Jeanne fabbrica cappelli per bambole, lei ancora bambina ma cresciuta in fretta prima d’avere la coscienza di esserlo. Cappelli che venderà ai negozi di giocattoli, guadagnando i primi soldi cautamente conservati che le permetteranno di mettersi, qualche anno dopo, in proprio.

Gli inizi sono difficili, ma la caparbia di Jeanne unita al suo senso di umiltà da gran lavoratrice, le permetteranno di non arrendersi quando, nel 1899, apre un negozio  in rue du Faubourg-Saint-Honoré, la via parigina del lusso nascente.

Si passa dalle bambole alle donne reali imponendo quei suoi deliziosi cappellini a tutta la città. Ma non c’è tempo per sentirsi soddisfatte o peggio ancora, arrivate. Bisogna lavorare, lavorare, lavorare.

Del privato di Jeanne si sa poco. Un’unica nota..intonata e stonata…. Siamo nel 1896 e Jeanne si sposa con un tale Emilio di Pietro, che pretende di essere un conte, erede di una famiglia nobile italiana decaduta. Emilio è bello, giovane più di Jeanne la quale lo adora, ma il matrimonio durerà pochissimo, giusto il tempo di mettere al mondo la figlia Marguerite, che diventerà presto, insieme al lavoro, il centro della sua vita. 

Bella, vivace, dotata per la musica, Marguerite, piccola bambolina, cresce come una piccola principessa di altri tempi, coccolata dalla madre che le disegna deliziosi abitini  che presto saranno l’origine della linea Lanvin dedicata ai piccini, linea che riscuoterà un gran successo.

Mussola, crepe de Chine, cappellini di paglia dai nastri lunghissimi: ogni arrivo di Marguerite a scuola o ai corsi di piano è un’apparizione..trionfale..di grazia ed eleganza.

Marguerite cresce bella e capricciosa e con lei crescono i vestiti disegnati dalla mamma. Ben presto la specialità della maison non sono più i grandi cappelli e la linea per i bambini..ma l’azzardo del pret-à-porter.

Per Marguerite Jeanne si risposa con un giornalista, Xavier Mélet, un uomo piuttosto grigio ma sottomesso, che sarà-e questa è la cosa importante -un buon patrigno. E sempre per l’adoratissima figlia che le costruirà una casa fiabesca nella campagna parigina, Vésinet.

Gli affari procedono in maniera ottima. La linea del pret-à-porter incalza, prendendo sempre più spazio. C’è bisogno di stimoli ed è per questo che Jeanne, autodidatta, inizia a mettere insieme un’enorme biblioteca di libri d’arte. Ma lo stimolo nutrito da tante immagini, la porta anche a viaggiare, in Italia, il suo Paese preferito, per rubare con l’occhio attento forme e colori di quei pittori sfogliati ed ammirati nei libri.

Il Blu Lanvin, presto leggendario, altro non sarà che quello della pennellata soave del Beato Angelico, declinato poi in tutti i modi possibili. E’ il suo colore preferito, classificato nel suo archivio di stoffe in tutte le variazioni possibili: blu malva, blu delfino, blu oltremare, blu smaltato, blu porcellana, blu orizzonte, blu cobalto, blu cielo, blu mare, blu d’Anvers, blu zaffiro, blu di Prussia, blu turchese…blu profondo e infinito…Ritaglia campioni di stoffe che classifica con cura nel suo grande archivio. Più che una creatrice un occhio curioso che guarda, scruta lasciandosi ispirare.

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Oltre al colore è anche la decorazione elegante ed un pizzico fiabesca ad attrarla. Presto i ricami saranno la sua specialità: piume, pizzi, perle, frammenti di pelliccia, conchiglie, oro..tutte serve come decoro e impronta di uno stile puramente romantico, che le chiama “robe de style”.

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Mentre tutto il mondo, nel divario tra le due guerre, veste le donne en garconne , lei che pure segue lo spirito dei tempi, continua a produrre le sue “robe de style” dalle grandi gonne rigonfie e dai ricami sontuosi. Evocati i nomi che aggiungono ulteriore magia ai capi: Doute, Espoir, Audace, Séeductrice.

Marguerite famosa per la sua eleganza, prima come Madame Jacquemaire, poi come contessa de Polignac, quando si sposa, si allontana dalla madre dando vita ad uno dei salotti più in voga. Amica d’artisti, tra cui Cocteau, e fumatrice d’oppio, organizzatrice di feste leggendarie cavalcherà quello spirito ribelle, sfrontato e per certi versi, impudico, delle donzelle di quegli anni.

Per Jeanne altro non c’è, ormai lontana la figlia,  che il lavoro. Unica distrazione: il teatro, per cui ama disegnare tutto, dalle scenografie ai costumi d’epoca. E poi l’arredamento dei suo appartamenti, che presto esprime tramite una linea dedicata proprio  ai decori d’interni- Lanvin Décoration– 

La maison , ormai, conta più di mille dipendenti ed è pronta a lanciare numerose linee: Lanvin Sport, Lanvin HommeLanvin Parfum che crea il famoso parfum Arpège, un omaggio alla musica, passione dell’adorata figlia.

Una macchina da guerra che miete successi anche quando, dopo la morte di Jeanne nel ’46 la casa verrà diretta per un pò da Marguerite-  “sopravvivevendo” alle sue bizzarre iniziative.

Ancora oggi le sue creazioni ipnotizzano gli sguardi con una carica di magnetismo sontuoso che fa fremere dalla voglia di abbandonare la propria uniforme quotidiana da lavoro per tuffarsi in quella nuvola  di charme. Colpiti e per colpire dritto al cuore…